Storia dell’Estetica

L’estetica non è illusione ma percezione…

L’estetica è la disciplina filosofica che si occupa del giudizio di gusto ovvero della conoscenza del bello naturale e artistico; significa letteralmente “dottrina della percezione”.

Questa è una definizione accademica, ma oggi l’estetica è un fenomeno ad alta complessità, con conseguenze addirittura paradossali, che ognuno può constatare perché non relegata esclusivamente in ambito filosofico. Tutti noi assistiamo ad una cosmesi del vivere che non risparmia nessuno e nulla (dalle città agli uffici, fabbriche, case, indumenti, modi di comportarsi, pose individuali) e il cui imperativo è una volontà esasperata di abbellimento, fatalmente destinata a produrre il risultato opposto. Immancabilmente l’esito è per lo più il trionfo del kitsch che fa apparire come la sua inevitabilità sia la sempre più diffusa scelta del brutto e del ripugnante alla stregua di un’estrema immagine catartica o creativa.

Un’estetizzazione del mondo che ha come esito il progressivo ingresso dell’antiestetico nel dominio dell’estetico. Vi è anche una poetica, nata dalla dissoluzione delle avanguardie, che ha la tendenza al trasferimento puro e semplice di frammenti di vita comune in una dimensione espositiva non mediata dall’arte. Pertanto anche questo libro che tratta dell’estetica nella comunicazione dell’Ottocento e che vorrebbe avere come uditorio ideale i collezionisti filatelici, può aspirare ad allargare il proprio bacino di lettura strappando un oggetto di uso comune (che rappresenta a sua volta una scheggia di realtà tratta dal contesto storico della comunicazione) e piegandolo ad un’intenzione artistica. Per mostrarlo ad uno sguardo che colga l’intera dinamica della sua produzione e a imporre la forma ovvero il valore formale e dunque estetico della cosa.

Applicare l’estetica alla filatelia o meglio sottendere un approccio estetico alla filatelia, indipendentemente se la collezione viene intrapresa per partecipare alle esposizioni oppure per proprio piacere personale (e quindi solitario), è un’esigenza moderna o è più antica? Un francobollo o una lettera possono essere molto rari ma anche probabilmente, non belli. All’inverso possono essere molto comuni, di scarso valore ma di aspetto più che piacevole ai nostri occhi (quindi formalmente rispettino il canone di bello) ma non sembrare belli solo perché non desiderabili poiché presenti in quantità quasi illimitata. Come mai?

Riconoscere significa oggettivare e riconoscere che vi sia stato un senso estetico anche nella corrispondenza di tutti i giorni nell’Ottocento (non per tutti ma perlomeno in quello strato alto di popolazione che aveva conoscenza o disponibilità per farlo) fa sorgere il dubbio: da dove proviene il bisogno di estetizzare il mondo della vita sino a sfigurarlo in una presunzione di artisticità globale? Cosa si ricava sul piano critico-speculativo? Che cosa ne risulta in termini di conoscenza? È davvero esperienza di qualcosa l’esperienza estetica? Quale è il suo significato, il suo valore, il suo rilievo ontologico? In questa introduzione non vi sono le risposte. Il lettore se le potrà/dovrà dare da solo guardando, vedendo e comprendendo il discorso intrapreso da questo volume con le immagini selezionate.

Cosa invece vuole dare questa breve introduzione se non una sintesi di storia dell’estetica? Perché contrariamente a quanto si possa pensare l’estetica è una dottrina filosofica abbastanza recente, di gran lunga più giovane dell’etica che ha invece dominato l’intera antichità…

Luther Blisset

“ Dedico questa mia ricerca a chi ha la cura e la passione di riconoscere il senso estetico con l’intelligenza del cuore, a tutti coloro a cui brillano gli occhi nel percepire l’arte del bello, del raro mai disgiunto da bellissimi pensieri ”

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